E’ ARRIVATO L’AFFORDABILITY INDEX - Le famiglie italiane e l’acquisto della casa. A sostenere la ripresa è anche l'indice di affordability, ovvero la capacità delle famiglie di sostenere l'acquisto di una casa. Il monitoraggio delle condizioni economiche e finanziarie delle famiglie ed in particolare della loro vulnerabilità ha assunto negli ultimi anni un crescente rilievo. In un tale contesto, campo privilegiato di analisi è risultato l’investimento residenziale che, soprattutto nel nostro paese, comporta la principale e spesso unica forma di indebitamento delle famiglie. In tal senso l’ABI, a continuazione di un progetto inizialmente sviluppato in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e basato su dati dell’Agenzia delle Entrate (AdE), produce stime delle condizioni di accessibilità delle famiglie italiane all’acquisto della casa attraverso l’elaborazione di uno specifico indice di affordability calcolato spesso a frequenza semestrale. In breve, il bene casa è effettivamente accessibile se la somma del suddetto costo più la quota di ammortamento del capitale, e quindi la rata del mutuo necessario a finanziare l’acquisto della casa, non supera una determinata quota del reddito disponibile convenzionalmente individuata nel 30% del reddito disponibile. Una crescita del reddito, un ribasso dei prezzi degli immobili e dei vantaggiosi tassi di interesse sui mutui danno la migliore performance. Analizzando gli andamenti dell’ultimo anno, si vede come il miglioramento di 2,1 punti percentuali, rilevato, sia dovuto in misura preponderante alla riduzione del costo del finanziamento: quest’ultimo spiega infatti l’80% del miglioramento realizzato dall’indice di affordability, mentre il rimanente 20% va assegnato alla riduzione del rapporto tra prezzo della casa e reddito disponibile delle famiglie. Va notato che la componente finanziaria spinge al rialzo l’indice da 4 semestri consecutivi, mentre la componente reale è in miglioramento da ben 7 semestri.
Per quanto riguarda il primo trimestre del 2016, la crescita di 3 decimi di punto dell’indice di affordability, deve essere attribuita integralmente alla componente finanziaria, mentre la componente reale avrebbe presentato un contributo marginalmente negativo. In coerenza con quanto visto finora, anche l’aspetto distributivo mostra un miglioramento piuttosto marcato, almeno rispetto alla situazione di inizio 2012: se a quella data la platea delle famiglie che riuscivano ad accedere all’acquisto dell’abitazione rappresentava il 47% del totale delle famiglie, nel secondo semestre del 2015 tale percentuale è ritornata maggioritaria commisurandosi al 69%. In definitiva, nel 2015, il miglioramento delle condizioni dell’economia e la ripresa del reddito delle famiglie italiane insieme alla politica espansiva della BCE, con gli importanti riflessi sul tasso sui mutui, hanno notevolmente migliorato le condizioni di accesso all’acquisto di un’abitazione media da parte della famiglia media, rafforzando il trend già in corso a partire dal 2013. Come visto in precedenza, il risultato complessivo in termini di variazione dei prezzi della casa è la risultante di andamenti nettamente diversificati tra un periodo pre-2008, di prezzi in forte crescita, ed uno successivo, soprattutto l’ultimo biennio, di riduzioni significative. Intanto, si incominciano a vedere delle defezioni nel processo di deflazione: in Calabria quest’anno i prezzi sembrano essere saliti, anche se di un decimo, e in Lombardia la caduta sembra essersi fermata. Calcoli dimostrano che se nella media italiana servono poco meno di 3,5 annualità di reddito per comprare la casa media la dispersione regionale intorno a tale valore è piuttosto elevata: il punto di massimo si riscontra per le famiglie laziali (5 annualità) quello minimo per le famiglie molisane (2 annualità). Buon acquisto e buone vacanze.
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